Plantari ortopedici e fisioterapia: come alleviare la fascite plantare e altri dolori ai piedi
Scritto da: Lorenzo Creperio
Come e quando si indossa un plantare ortopedico
L'utilizzo dei plantari ortopedici rappresenta una competenza specifica del podologo, il quale valuta la struttura del piede attraverso esami posturali e baropodometrici.
In generale, i plantari vengono consigliati quando vi sono alterazioni dell'appoggio plantare che causano dolore o squilibrio, come nel caso della fascite plantare, del piede piatto o cavo.
Si indossano quotidianamente, preferibilmente in scarpe chiuse e ben strutturate, e l’adattamento può richiedere alcuni giorni.
Il podologo stabilisce anche la necessità di plantari su misura, valutando materiali, forma e spessore più adatti al singolo paziente.
I plantari ortopedici possono essere temporanei o permanenti, a seconda della patologia da trattare.
Alcuni studi indicano che, per ottenere benefici ottimali, l'uso dovrebbe essere quotidiano e continuativo per almeno 4-6 settimane, per consentire al corpo di adattarsi alla nuova biomeccanica del piede.
A cosa serve un plantare ortopedico
I plantari ortopedici hanno lo scopo principale di migliorare l'appoggio plantare, correggendo eventuali squilibri meccanici che possono provocare dolore o sovraccarico.
Agiscono come supporto per l'arco plantare e possono alleviare la pressione in punti critici del piede, riducendo l'infiammazione e migliorando la distribuzione del carico durante la camminata o la corsa.
In caso di fascite plantare, ad esempio, il plantare riduce la tensione sulla fascia plantare, permettendo una rapida guarigione.
Secondo uno studio pubblicato su Prosthetics and Orthotics International, l'uso dei plantari ha portato a una significativa riduzione del dolore e dell'interferenza nelle attività quotidiane, soprattutto nelle donne affette da dolore plantare cronico.
Inoltre, una revisione sistematica dello studio del 2024 ha confermato che i plantari migliorano la biomeccanica del piede, riducendo il picco di pressione sotto l'avampiede e migliorando la stabilità dell'arco mediale, specialmente durante il cammino e la corsa.
Il beneficio dei plantari non si limita al piede: studi dimostrano che possono influire positivamente anche su ginocchia, anche e colonna vertebrale, poiché contribuiscono a migliorare l'allineamento posturale globale.
Per quali problemi è indicato il plantare ortopedico
Fascite plantare
Riduce la tensione sulla fascia plantare, favorendo la guarigione.
Piede piatto o cavo
Corregge gli squilibri strutturali, migliorando l'appoggio.
Dolore al tallone o tallonite
Redistribuisce le pressioni per alleviare il carico.
Metatarsalgia
Riduce il sovraccarico sull'avampiede.
Sindrome femoro rotulea
Migliora l’allineamento della catena cinetica degli arti inferiori.
Neuroma di Morton
Attenua la compressione tra le teste metatarsali, riducendo dolore e formicolii.
Artrite del piede
Aiuta ad assorbire gli urti e ridurre il carico articolare durante la deambulazione.
Instabilità posturale
Favorisce un miglior equilibrio statico e dinamico, utile soprattutto negli anziani.
Spina calcarea
Aiuta ad ammortizzare l’urto del tallone con il suolo, alleviando il dolore e l’infiammazione.
favorisce un miglior equilibrio statico e dinamico, utile soprattutto negli anziani.
Il plantare ortopedico in combinazione con la fisioterapia
L'efficacia del plantare ortopedico aumenta sensibilmente se combinato a un percorso fisioterapico personalizzato.
La fisioterapia aiuta a migliorare la mobilità articolare, rafforzare la muscolatura di sostegno e correggere eventuali schemi motori disfunzionali.
Secondo uno studio clinico pubblicato su BMC Musculoskeletal Disorders, l'associazione tra plantari e fisioterapia è più efficace della terapia singola nel trattamento della sindrome femoro-rotulea, con miglioramenti significativi sul dolore e sulla funzione dopo 6 settimane di trattamento.
Nei casi di fascite plantare o dolore cronico al piede, il fisioterapista lavora in sinergia con il podologo per definire esercizi mirati, terapie manuali e tecniche di decompressione tissutale.
Questo approccio combinato accelera i tempi di recupero e riduce il rischio di recidive.
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